Rosaria o mejo Rosa come l'ha chiamata lui. Governante, segretaria, perpetua, fantesca, cuoca, infermiera, complice, alter ego, allieva e ...
Dopo la morte del poeta a Rosa non è permesso realizzare il suo ultimo sogno, il suo ultimo atto d’amore: trasformare in museo la casa di Trilussa. Gli spettatori diventano così i visitatori dell’agognato e immaginario museo, a cui Rosa si aggrappa con tutte le sue forze, come l’ultima speranza, per raccontare la sua storia, il suo rapporto con il poeta, recitare poesie, ridere, sfogare la sua rabbia e il suo dolore. Poi le intimano lo sfratto, l’ultima crudeltà. Rosa non ha più alcun diritto di restare in quella casa: nessuno da servire. Sarà costretta ad andarsene, pagando a caro prezzo la farsa della serva e del padrone utile a mascherare quel legame sconveniente.
I visitatori del museo vivranno un’esperienza inedita; saranno depositari e testimoni per la prima e ultima volta delle sue confessioni: sogni, desideri, rimpianti... saggezza e poesia. Diverte, commuove, sorprende e ci fa scoprire e amare una di quelle figure singolari, come tante nella nostra storia, che soprattutto in quanto donne restano tutt'ora ombra e polvere.