È Miriam/Maria, per la prima volta, a raccontare, rievocare, in un lungo straordinario monologo, la sua maternità e la nascita del bambino Gesù.
Il pubblico è accolto nella luce di Maria che con semplicità, forza e stupore comincia il suo racconto. Il corpo si fa cavo per lasciare spazio a parole che sgorgano come perle. Il ricordo si fa ascolto di quelle voci che hanno accompagnato la sua esperienza. Brevi movimenti ricordano l’annunciazione, la gioia della partenza, il viaggio con Joseph verso Betlehem, casa di pane in ebraico, fino alla stalla, alla nascita: sono queste le “stanze” che attraversa Maria.
Al termine si offrono al pubblico fichi secchi e datteri, i frutti evocati nel racconto, se ne gusta il sapore e si scambia qualche breve, intenso sguardo. Insieme.